Formazione "il FIGLIO dell'UOMO" ARGOMENTO dalla STAMPA QUOTIDIANA

FORMAZIONE

il FIGLIO dell'UOMO

ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA

E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it

Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.maria-tv.eu ;

http://www.vangeli.net ; http://www.mondoitalia.net ;

http://www.web-italia.eu ; http://www.engineering-online.eu;

dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

Aderite all"

ORDINE LAICO dei " CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA

L'annuncio del premier all'assemblea degli artigiani della Cna

"Allo studio strumenti per ridurre la pressione e aumentare i consumi"

Fisco, Berlusconi promette tagli

"Questo governo eliminerà l'Irap"

Fisco, Berlusconi promette tagli "Questo governo eliminerà l'Irap"

Il Governatore di Bankitalia rispionde alle polemiche sulle previsioni economiche

Draghi: "No alla caccia all'economista

La crisi? Nuovi problemi all'orizzonte"

"Merito degli studiosi le misure di risposta. Ora però bisogna rientrare da politiche di debito insostenibili"

2009-10-22

Ingegneria Impianti Industriali

Elettrici Antinvendio

ST

DG

Studio Tecnico

Dalessandro Giacomo

SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

Dal Sito Internet di

per l'articolo completo vai al sito Internet

2009-10-20

 

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2009-10-23

Tasse, come si può ridurle

Silvio Berlusconi entrò in politi­ca promettendo (febbraio 1994) più libertà per l'impresa priva­ta, uno Stato più efficiente e me­no tasse per tutti. Nel primo anno e mezzo di questa legislatura il suo go­verno ha seguito una strategia oppo­sta. Il ministro dell’Economia esclude­va che ci fosse alcuno spazio per ridur­re le tasse, il ministro del Welfare ripe­teva che il nostro modello si è dimo­strato il migliore al mondo e andrebbe esportato, altro che mi­gliorato! Quindi niente riforme. Quanto alla li­bertà d'impresa, chiede­re che vengano rimossi i vincoli che escludono i privati da ampie aree dell'attività economica ( in primis i servizi pub­blici locali) era quasi pronunciare un'eresia.

L'obiezione che tas­se elevate, un welfare che esclude molti e non protegge chi ne ha davvero bisogno, ampie riser­ve pubbliche, sono alcuni dei motivi per cui da 15 anni l'Italia cresce meno della media Europea, era respinta con disprezzo ed arroganza. Erava­mo incamminati sulla via di una ri­presa lentissima. Se altri Paesi impie­gheranno sette-otto anni per recupe­rare i livelli di occupazione preceden­ti la crisi, noi, crescendo di meno, ne avremmo impiegati quindici.

Se questa era la linea prevalente nel governo, non era la sola. Alcuni ministri, in primis Mariastella Gelmi­ni e Renato Brunetta, sono apparsi perplessi, se non apertamente contra­ri, e quando le decisioni hanno riguar­dato le aree di loro competenza non hanno avuto dubbi nello scegliere le riforme. Ma era una minoranza mal sopportata, soprattutto perché (guar­da, guarda) questi mini­stri sembravano anche relativamente popolari. Altre tensioni si sono avute sulla Banca del Mezzogiorno, apparsa ad alcuni — ad esem­pio al ministro Fitto — fumo negli occhi per non affrontare i proble­mi, ad altri un ritorno a politiche che il Sud lo hanno affossato, altro che fatto crescere!

L'esempio più recen­te si è verificato due giorni fa quando Mariastella Gelmini ha chiesto che ve­nisse messo all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi la sua ri­forma dell'università, e Giulio Tre­monti si è opposto. Se l'Italia è il nuo­vo paese di Bengodi in cui tutto fun­ziona a meraviglia, che bisogno c'è di riforme? Perché cambiare i vecchi con­corsi universitari?

Da qualche giorno l'equilibrio pare esser­si spostato. Quella riforma al Consiglio dei ministri di oggi verrà presentata e proba­bilmente approvata. Non sarà perfetta, ma è un passo avanti importante. Soprattutto dice chiaramente "no" alla richiesta dei sindacati (e del Pd) che ventimila ricercato­ri vengano promossi professori ope legis.

Un buon modo per chiudere una settima­na che il ministro dell'Economia aveva aperta tessendo gli elogi della stabilizzazio­ne sul posto di lavoro.

Anche sulla riduzione delle tasse è cam­biata l'aria. Ha riacquistato credito l’opinio­ne che dal debito pubblico non si esce con più tasse, ma con più crescita e che per ac­celerarla le tasse occorre ridurle. Berlusco­ni stesso, con una chiarezza che gli va rico­nosciuta, ha detto che si può cominciare riducendo l'Irap, un'imposta odiosa che colpisce indifferentemente le imprese che guadagnano e quelle che perdono. Di qui al ritorno al progetto originario di tre sole aliquote il passo potrebbe essere breve.

Francesco Giavazzi

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Si inizierà con un aumento delle franchigie a favore delle aziende più piccole

Berlusconi: pronti a tagliare l'Irap

Il premier agli artigiani: l'imposta sarà ridotta fino alla sua completa soppressione: L'Idv apre: parliamone

*

NOTIZIE CORRELATE

*

L'Irap punisce chi dà lavoro di Francesco Giavazzi

*

LA SCHEDA: Cos'è l'Irap, chi la paga, quanto si paga

Il premier Silvio Berlusconi (Lapresse)

Il premier Silvio Berlusconi (Lapresse)

ROMA - Il governo ha allo studio misure per la riduzione della pressione fiscale e, in particolare, dell'Irap, l'imposta che grava sulle imprese sugli artigiani e sui professionisti (LA SCHEDA). L'idea è di un taglio graduale fino ad arrivare alla completa soppressione. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato all’assemblea della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato, e letto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

PICCOLE IMPRESE E RICERCA - Il premier ha spiegato che l’operazione potrebbe avvenire "anche mediante l’elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l’estensione della Tremonti-ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell’innovazione e nella ricerca". Più in generale Berlusconi ha spiegato che l'esecutivo sta studiando "altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti". Infine il premier, nel messaggio alla Cna, ha assicurato: "Il dialogo con voi su questi temi sarà diretto e costante perché la nostra intesa sarà sempre importante per uscire definitivamente dall’emergenza".

L'APERTURA DELL'IDV - La prima reazione politica all'annuncio è arrivata dall'Italia dei valori: "Siamo disposti a dare un nostro contributo", ha detto il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, anche se "vogliamo prima capire se si tratta del solito spot o se è davvero una misura allo studio del governo". "L'abolizione dell'Irap sarebbe un'ottima misura" ha aggiunto l'esponente dipietrista "le tasse su imprese e lavoro sono troppo alte in Italia".

LE CRITICHE DEL PD - Critico invece il Pd. "Il governo studia e promette, intanto le imprese, soprattutto le più piccole, chiudono, i lavoratori vengono licenziati, i consumi si contraggono. Che cosa deve accadere ancora affinchè ci si decida a fare una vera politica anti-ciclica? - si chiede Stefano Fassina, responsabile Finanza pubblica dei democratici -. Berlusconi prende in giro gli artigiani. Lo stesso governo che ha fatto impazzire commercialisti e lavoratori autonomi con il "Day click" per i rimborsi forfettari dell'Irap, oggi assicura il taglio dell'Irap, una promessa sbandierata dal 2001. Lo stesso governo portato in giudizio dalle associazioni imprenditoriali di mezza Italia per aver svuotato i potenti incentivi agli investimenti in Ricerca e Sviluppo introdotti da Prodi nel 2007, oggi promette di introdurre un sostegno alle imprese che investono in ricerca ed innovazione. Lo stesso governo che ha di fatto eliminato le agevolazioni fiscali per gli investimenti nel Mezzogiorno, oggi promette l'estensione della Tremonti-ter". Secondo l'ex ministro delle finanze, Vincenzo Visco, invece, l'Irap è una "imposta equilibrata" e la proposta di ridurla, vista la situazione dei conti pubblici italiani, è "affabulazione": "se vogliamo fare bancarotta bisogna continuare così".

LA MAGGIORANZA - Positivi invece i giudizi che arrivano dalla maggioranza. "Non ho parlato con Berlusconi, ma comprendo fino in fondo l’intendimento del presidente - ha detto il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa -: è un orientamento che è tradizionale per il Popolo della libertà. Lasciate che si dibatta nei luoghi giusti. Quella del presidente Berlusconi è un’importante direzione di marcia, sarà decisiva". Per Fabrizio Cicchitto, invece, la misura "va nella direzione di una riflessione in corso da tempo sul fatto che per un verso vanno tagliate le spese per fare i conti con il debito pubblico elevato, per altro verso c'è l'assoluta esigenza di dare sostegno al lavoro autonomo e imprenditoriale e anche, aggiungo io, un contributo alle forze dell'ordine".

"PRIMA SALARI E PENSIONI" - Per il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, il taglio dell'Irap dovrebbe arrivare solo dopo un alleggerimento della pressione fiscale su lavoratori dipendenti e pensionati. "Il primo atto da fare è la riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati, lo impone l'equità e la condizione dei consumi nel Paese - ha dichiarato il numero uno del sindacato vicino alla sinistra - dopo si può affrontare anche quello che riguarda le imprese". Nel suo intervento il leader della Cgil ha ricordato che, secondo una ricerca dell'Ires, negli ultimi trent'anni "l'effetto del drenaggio fiscale ha portato via ad ogni lavoratore dipendente 240 euro netti al mese", il fisco si è quindi "preso una parte consistente del reddito dei lavoratori".

CONFINDUSTRIA APPROVA - Decisamente favorevole alla prospettiva dell'eliminazione dell'Ici è invece Confindustria. "Condividiamo - si legge in una nota degli industriali - che l'Irap vada ridotta e in prospettiva eliminata. Questa è la richiesta di sempre di Confindustria. È particolarmente urgente e importante in questo momento di difficoltà per le nostre imprese. Ci auguriamo che si passi rapidamente dalle parole ai fatti. Siamo pronti ad avviare immediatamente un confronto con il governo e le altre parti sociali per individuare le modalità di attuazione di questa misura".

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

Istat, vendite al dettaglio in calo del 2,9%

Netta flessione ad agosto rispetto al 2008. Soffre anche la grande distribuzione: -2,4%

ROMA - Le vendite al dettaglio ad agosto sono diminuite del 2,9% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e dello 0,1% rispetto a luglio 2009. Lo comunica l'Istat. Ad agosto soffre anche la grande distribuzione (-2,4% annuo), che vede assottigliarsi la forbice con i negozi di piccole dimensioni (-3,3% rispetto ad agosto 2008). Si tratta del terzo calo consecutivo su base mensile e del settimo su base annua.

I SETTORI - Dal punto di vista della variazione mensile, specifica l'Istat, il calo dello 0,1% delle vendite dipende da una variazione nulla per i prodotti non alimentari e da una diminuzione dello 0,1% per quelli alimentari. Su base annua, la flessione del 2,9% è la risultante di un calo del 2,8% sia per i prodotti alimentari sia per quelli non alimentari. Nella media degli ultimi tre mesi (giugno-agosto) le vendite al dettaglio hanno segnato una variazione negativa dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Vendite in calo anche se si prendono in considerazione i primi otto mesi dell'anno: nel periodo il valore del totale delle vendite è diminuito del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2008 (-1,8% per gli alimentari, -2,3% per i non alimentari). Al contrario di quanto accaduto nei primi mesi dell'anno, specifica ancora l'Istat, si assottiglia la differenza di performance tra le vendite della grande distribuzione (-2,4% annuo) e quelle delle imprese che operano su piccole superfici (-3,3% su agosto 2008). In particolare, nella grande distribuzione le vendite hanno registrato diminuzioni sia per i prodotti alimentari (-2,2%) sia per quelli non alimentari (-2,5%). Anche nelle imprese operanti su piccole superfici calano sia le vendite dei prodotti alimentari (-3,9%) sia di quelli non alimentari (-3%). Ad agosto 2009 tutte le tipologie della grande distribuzione hanno registrato variazioni negative su base annua. La flessione più significativa ha riguardato gli esercizi non specializzati a prevalenza non alimentare (-3,9%). È andata un po' meglio, invece, ai discount di alimentari (-1,8%) e agli esercizi specializzati (-0,4%). Diminuisce ad agosto anche la differenza, tradizionalmente registrata, tra le imprese con pochi addetti e quelle di grandi dimensioni: il valore delle vendite ha registrato infatti una flessione del 3,4% per le microimprese (fino a cinque addetti), mentre quelle da sei a 49 impiegati hanno visto calare le vendite del 2,3% e quelle più grandi (più di 50 addetti) hanno registrato un calo del 2,7%. Per quanto riguarda le tipologie di prodotti non alimentari, nel mese di agosto tutti i gruppi hanno segnato variazioni negative su base annua, con l'unica eccezione dei prodotti farmaceutici (+0,2%). A perdere più terreno sono state, e si tratta di una novità, le dotazioni per l'informatica, le telecomunicazioni e la telefonia (-5%), seguite dal comparto 'altri prodotti' (che comprende anche gioiellerie e orologerie e perde il 3,8%) e l'abbigliamento e le pellicce (-3,6%). Tengono meglio la crisi le vendite di giochi, giocattoli, sport e campeggio (-1,8% rispetto all'anno scorso). Ad agosto, le imprese al dettaglio - informa infine l'istituto di statistica - hanno dichiarato un numero medio di giorni di apertura pari a 25,6 (più 0,1 rispetto a un anno fa). Gli esercizi della grande distribuzione sono rimasti aperti in media 27,8 giorni mentre le imprese che operano su piccole superfici per 24,1 giorni (rispettivamente +0,2 e +0 giorni medi rispetto ad agosto 2008).

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

L'Irap: cos'è, chi la paga, quanto si paga

Miniguida all'imposta sulle attività produttive che Berlusconi ha annunciato di voler cancellare

MILANO - L'imposta sulle attività produttive (Irap), che secondo il governo potrebbe essere gradualmente tagliata fino alla sua soppressione, vale circa 38 miliardi e nacque ufficialmente nel 1997, sostituendo sette diverse tasse pagate in precedenza dalle imprese e dai lavoratori autonomi. Ecco una mini-guida.

CHI LA PAGA: L'Irap è l'imposta regionale sulle attività produttive. Viene cioè versata su base regionale da tutti coloro che svolgono una attività imprenditoriale, dalle grandi industrie ai commercianti e artigiani.

SU COSA SI APPLICA: La base d'imposta è rappresentata dal 'valore della produzionè. Viene pagata anche dalle amministrazioni pubbliche, ma in base al costo del personale.

QUANTO VALE: Non è un balzello qualunque ma una delle grandi imposte. Nel 2008, secondo il Bollettino delle entrate tributarie del ministero dell'Economia, ha dato un gettito di 38,1 miliardi di euro, in calo dai 40,9 miliardi dell'anno precedente.

LE ALIQUOTE: Il prelievo base, fissato su base nazionale, è del 3,9%, con riduzioni previste per l' agricoltura e la pesca e maggiorazioni per banche e assicurazioni. Sono le Regioni a gestire autonomamente l'aliquota ed hanno introdotto sconti e maggiorazioni per le diverse tipologie d'impresa.

QUANDO È NATA: L'imposta regionale è nata ufficialmente nel 1997 ed è stata introdotta con la finanziaria del 1998 dall'allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Ma a studiare l'imposta regionale erano stati altri due ministri delle Finanze: le basi erano state poste con uno studio, avviato già dal 1996, da una commissione guidata da Augusto Fantozzi e Franco Gallo. Il loro obiettivo era quello di portare una semplificazione federalista, dando alle Regioni autonomia impositiva. L'imposta delineata, però, non si chiamava Irap ma Ipar.

HA CANCELLATO 7 TASSE: L'arrivo delle imposta regionale ha cancellato sette balzelli, che davano più o meno un gettito equivalente. Sono così scomparsi i contributi sanitari e la tassa sulla salute, l'Ilor, l'Iciap, la patrimoniale per le imprese, la tassa annuale sulla partita Iva e le tasse di concessione comunale. Inizialmente si pensava che l'Irap potesse dare lo stesso gettito ma a conti fatti, nel 1999, si scoprì che le imprese, che pagavano gran parte delle imposte sostituite, avevano pagato circa 8.000 miliardi in meno di tasse, con uno 'scontò non previsto.

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

Il Governatore di Bankitalia rispionde alle polemiche sulle previsioni economiche

Draghi: "No alla caccia all'economista

La crisi? Nuovi problemi all'orizzonte"

"Merito degli studiosi le misure di risposta. Ora però bisogna rientrare da politiche di debito insostenibili"

ROMA - "Nuovi problemi sono all'orizzonte". La previsione negativa, dopo tante conferme di una prossima uscita dalla crisi, arriva dal governatore di Bankitalia, Mario Draghi, intervenuto oggi alla riunione della società italiana degli economisti. Il motivo è nella necessità "di uscire dalle misure eccezionali di sostegno alle economie" e rientrare "da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici". Davanti a una platea di "addetti ai lavori", Draghi ha anche espresso la sua opinione sul "contributo" degli economisti alla crisi, opposta a quella espressa, per esempio, dal ministro dell'Economia Tremonti. "Si sono sognati pogrom di economisti, si è aperta una caccia al colpevole" ha detto Draghi.

I MERITI - Il Governatore risponde alle critiche piovute sulla disciplina economica per la mancata previsione di una crisi che "ha prodotto danni ingenti: dapprima al funzionamento del sistema finanziario, poi alla capacitá produttiva, ai redditi e al benessere dei cittadini". Ora, prosegue, "rischia di farne anche alla cultura in campo economico" perché "della disciplina economica si è negata sia la valenza scientifica sia l'utilitá sociale". Invece, sostiene Draghi, sono merito degli economisti sia le misure di risposta sia "l'aver determinato la dimensione e la natura della crisi di fronte al disorientamento generale e all'incapacitá diffusa di fornire una terapia adatta". Secondo Draghi, grazie agli economisti, "si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni". Tuttavia, aggiunge, "è bene cogliere da questa crisi lo stimolo a riflettere seriamente e senza pregiudizi sull'adeguatezza dello strumentario analitico degli economisti, per correggere errori e individuare fruttuose direzioni di marcia per il futuro".

IL FUTURO - Quanto allo scenario dei prossimi mesi, per Draghi i "nuovi problemi all'orizzonte" riguardano proprio l'uscita dalle misure messe in campo contro la crisi, tutte basate sul debito pubblico e tuttavia non sostenibili a lungo. Il problema è "come uscire dalle misure eccezionali di sostegno all'economia di molti paesi; come rientrare da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici; come disegnare nuove regole per il settore finanziario e contenere il problema dell'azzardo morale, come alleviare le sofferenze del mercato del lavoro; come aumentare un potenziale di crescita che rischia di essere durevolmente ridotto dagli effetti della crisi". Per questo, dice Draghi, necessaria una corretta analisi per arrivare a "proposte concrete, quantificate, motivate alla base di una politica economica efficace".

 

22 ottobre 2009

 

REPUBBLICA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.repubblica.it/

2009-10-23

IL RETROSCENA. Il responsabile dell'Economia infuriato minaccia le dimissioni

Lo sfogo di Berlusconi: "I soldi per l'Irap li deve trovare, serve un segnale alle aziende"

Tremonti e l'ombra del Governatore

"I cani abbaiano e fiutano il sangue"

Scontro aperto dalla diffusione di un documento che sconfessava il Tesoro

di FRANCESCO BEI

Tremonti e l'ombra del Governatore "I cani abbaiano e fiutano il sangue"

ROMA - Giulio Tremonti ormai si sente accerchiato. L'allarme rosso al ministero dell'Economia è suonato quando le agenzie hanno iniziato a battere l'ultima proposta di Silvio Berlusconi, quella riduzione dell'Irap su cui Tremonti, anche di recente, era stato invece estremamente cauto. E il fatto che l'annuncio della riduzione sia stato anticipato (su Repubblica di ieri) proprio dal suo rivale interno, Claudio Scajola, non ha fatto altro che rafforzare il sospetto del ministro di essere stato "scaricato" dal Cavaliere. Anche a Tremonti infatti deve essere giunto all'orecchio l'ultimo sfogo di Berlusconi, pronunciato a palazzo Grazioli di fronte ai tre coordinatori del Pdl e allo stesso Scajola una settimana fa, quando il premier - a chi gli chiedeva come finanziare il taglio dell'Irap senza toccare la sanità regionale - rispose a muso duro: "Stavolta Tremonti i soldi li deve trovare, useremo i proventi dello scudo. Ci serve un segnale forte verso le imprese, subito".

E non è un caso allora se ieri sera, di nuovo, siano iniziate a circolare voci di un Tremonti infuriato, messo in angolo, deciso a un chiarimento definitivo oggi in Consiglio dei ministri, con la minaccia di un'uscita immediata dal governo. "I cani hanno fiutato il sangue e si sono messi ad abbaiare", dice un forzista leale a Tremonti per spiegare il clima di accerchiamento del ministro dell'Economia. Per spezzare l'isolamento ieri Tremonti ha chiesto un incontro a Gianni Letta. E, insieme al sottosegretario, hanno chiamato in viva voce Silvio Berlusconi in Russia. Pochi minuti, ma che sono serviti al ministro per esternare tutta la sua irritazione e pretendere dal premier un faccia a faccia per stamane, prima del Consiglio dei ministri.

Non bastassero ministri e parlamentari del suo partito, ieri comunque anche Mario Draghi ha messo alla berlina il ministro dell'Economia. Il quale si vanta spesso di aver visto la crisi prima degli altri, un dato contestato dal Governatore con una punta di sarcasmo: "Se grida d'allarme non sono mancate, non si è però diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano". Senza contare che Tremonti aveva bollato come "maghi" gli economisti che non avevano previsto la gelata, mentre ieri Draghi li ha difesi perché grazie al loro lavoro "si sono evitati errori, quali il ricorso a misure protezionistiche, che si erano rivelati letali in altre occasioni". E proprio su un inedito feeling tra Berlusconi e il suo rivale Draghi si sono appuntate di recente le attenzioni di Tremonti. Non è sfuggito infatti che il premier e il governatore si siano visti già quindici giorni fa all'Aquila, in un colloquio riservato a margine della consegna della prime case per i terremotati. E la scorsa settimana, quando il Governatore della Banca d'Italia aveva lanciato l'allarme sulla necessità di aumentare l'età pensionabile, ricevendo smentite da mezzo governo, il Cavaliere a sorpresa aveva confermato che "le pensioni saranno presto all'ordine del giorno del governo".

Ma le spine per Tremonti non sono solo queste. Dentro al Pdl la guerriglia contro di lui si è trasformata in scontro aperto quando una manina ha passato al sito "notapolitica.it" un documento in 10 punti (partorito da uno dei tre coordinatori per farlo vedere al premier) di sconfessione generale della politica fin qui seguita dal ministro. Senza contare che oggi in Consiglio dei ministri si preannuncia un altro scontro tra Tremonti e Maria Stella Gelmini sulla riforma del sistema universitario. Mentre nel pomeriggio tornerà a riunirsi dopo quattro mesi di stallo la conferenza Stato-Regioni, alla presenza del premier e del ministro Raffaele Fitto, che ormai a Tremonti non ne lascia passare più una. Sul tavolo la questione dei Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas), le risorse da destinare al "patto per la salute" per gli anni 2010-2012.

I governatori di destra e di sinistra vogliono da Tremonti garanzie certe e fino all'ultimo ieri hanno trattato con il coltello tra i denti con il ministero di via XX Settembre. Con il completo sostegno di Fitto.

Impegnato a schivare imboscate, Tremonti è convinto tuttavia di poter contare ancora sul sostegno della Lega. Non di tutta la Lega in verità, ma sicuramente di Umberto Bossi e Roberto Calderoli. Proprio Calderoli è l'alleato più saldo che Tremonti ha dentro al governo. Tanto che quando si è trattato di attaccare Gianni Letta, colpevole agli occhi di Tremonti di aver incontrato a palazzo Chigi il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, nei giorni caldi dello scontro sul ruolo delle banche, l'incarico se l'è preso Calderoli. In un'intervista al Corriere il ministro leghista ha parlato di un "gran Visir dei poteri forti" all'interno del governo e tutti, a partire da Letta, hanno compreso benissimo a chi si riferisse.

© Riproduzione riservata (23 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

L'annuncio del premier all'assemblea degli artigiani della Cna

"Allo studio strumenti per ridurre la pressione e aumentare i consumi"

Fisco, Berlusconi promette tagli

"Questo governo eliminerà l'Irap"

Fisco, Berlusconi promette tagli "Questo governo eliminerà l'Irap"

Silvio Berlusconi

ROMA - Il governo eliminerà l'Irap. Silvio Berlusconi sceglie l'assemblea della Cna, la confederazione nazionale degli artigiani, per lanciare l'idea di un taglio, netto, della pressione fiscale. "Abbiamo allo studio - scrive Berlusconi in un messaggio letto da Gianni Letta - strumenti per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi il taglio graduale dell'Irap fino alla sua sopressione anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole".

Il governo, continua il premier, "opererà per l'estensione della Tremonti ter e un sostegno stabile delle piccole imprese che investono in innovazione e ricerca".

Tra "le tante cose fatte", il premier cita alcune tra quelle sollecitate dagli artigiani, come "l'introduzione dell'Iva per cassa, la detassazone degli utili reinvestiti, l'accelerazione dei rimborsi da parte della pubblica amministrazione, l'estensione degli ammortizzatori sociali anche all'artigianato, il rifinanziamento del Fondo di Garanzia, la legge sviluppo".

Promettendo un dialogo con la categoria che "sarà come sempre diretto e costante perchè la nostra intesa sarà sempre importante per uscire definitivamente dall'emergenza".

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

Il governatore della Banca d'Italia sottolinea la necessità

"di uscire dalle misure eccezionali di sostegno alle economie"

Crisi, Draghi frena l'ottimismo

"Nuovi problemi all'orizzonte"

Frecciata a Tremonti: "Aperta la caccia al colpevole, si sognano Pogrom di economisti"

Crisi, Draghi frena l'ottimismo "Nuovi problemi all'orizzonte"

Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi

ROMA - "Nuovi problemi sono all'orizzonte". E' quanto ha affermato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, parlando alla riunione della Società italiana degli economisti citando come conseguenze della crisi la necessità "di uscire dalle misure eccezionali di sostegno alle economie" e il rientro "da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici".

Il numero uno di Palazzo Koch chiede uno sforzo per disegnare nuove regole per il settore finanziario" e sostiene che "una delle più gravi eredità che la crisi ci lascia" è quella di "contenere il problema dell'azzardo morale, una delle più gravi eredità che questa crisi ci lascia per gli anni a venire". Ancora, tra i nodi da dirimere per i prossimi mesi, ci sono, per Draghi, "come alleviare le sofferenze nel mercato del lavoro; come aumentare un potenziale di crescita che rischia di essere durevolmente ridotto dagli effetti della crisi".

Trovandosi davanti a una platea di studiosi dell'economia, Draghi ha sottolineato l'importanza del contributo che la disciplina scientifica può dare per risolvere i problemi concreti: "La corretta analisi economica è più che mai necessaria per produrre quelle proposte, concrete, quantificate, motivate, che sono alla base di una politica economica efficace".

Sarebbe sbagliato colpevolizzare invece gli economisti, e non tenere conto delle loro analisi, secondo il governatore della Banca d'Italia, perché "non hanno saputo prevedere la crisi": "Si sognano Pogrom di economisti - dice il governatore polemizzando indirettamente con Tremonti -, e ora si è aperta una caccia al colpevole, della disciplina economica si è negata sia la valenza scientifica, sia l'utilità sociale".

E invece, secondo Draghi, le critiche non sono giustificate e sono fra i danni prodotti dalla crisi in corso: "Così come la bravura di un medico si giudica in ultima analisi sulla sua capacità di curare una malattia, anche quando non sia stato in grado di anticiparne il manifestarsi, così la professione economica deve essere in primo luogo valutata per le risposte che ha saputo finora dare alla crisi. Da questo punto di vista credo che il bilancio sia largamente positivo".

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

Un'imposta pessima, anzi ottima

di CARLO CLERICETTI

Dopo il "posto fisso" di Tremonti ecco l'abolizione dell'Irap di Berlusconi e Scajola: evidentemente i sondaggi a cui il premier è così attento segnalano la necessità di qualche ricostituente per il consenso verso il governo, e l'Irap si adatta bene allo scopo perché è una tassa particolarmente odiata, tanto che si parla di abolirla praticamente da quando è stata istituita, con la riforma di Vincenzo Visco del 1997. Già allora Berlusconi ne aveva dato una definizione sprezzante: "Si scrive IRAP e si pronuncia Imposta di RAPina".

Se però dopo 12 anni e svariati governi questa imposta resiste ancora qualche motivo ci sarà. Il principale è di certo il fatto che si tratta della terza imposta quanto a gettito, dopo Ire (l'ex Irpef) e Iva, con un introito per l'erario di oltre 27 miliardi di euro: un po' difficile rinunciarci, specie con la situazione dei nostri conti pubblici. E la dichiarazione del ministro Scajola che si può usare una parte degli introiti dello scudo fiscale desta un po' di sorpresa: si può finanziare l'abolizione di un tributo permanente con un incasso una tantum?

Un secondo motivo è che si tratta di un'imposta che finanzia le Regioni e cancellarla continuando a parlare di federalismo fiscale semprerebbe un po' contraddittorio: sarebbe un bis dell'abolizione dell'Ici, che era il maggior tributo proprio dei Comuni.

Infine, i rimedi (ossia le imposte che dovrebbero sostituirla, visto che non è pensabile rinunciare semplicemente a quelle entrate) potrebbero essere peggiori del male, ossia creare distorsioni anche più rilevanti.

In quest'ultimo periodo sono apparsi vari interventi di economisti su questo tema. Tra gli "abolizionisti", Guido Tabellini e Salvatore Padula sul Sole 24 Ore e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. Tra i difensori, Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra su lavoce.info (in un intervento del 2005) e Giampaolo Arachi e Massimo D'Antoni su un blog degli economisti dell'Università di Siena. Cerchiamo di dar conto delle ragioni degli uni e degli altri.

I principali atti d'accusa sono due. La base imponibile su cui si calcola l'Irap comprende anche il costo del lavoro, quindi - si afferma - paradossalmente punisce chi non licenzia. Inoltre, non essendo un'imposta sui profitti ma sui fattori della produzione, bisogna pagarla anche sugli interessi passivi e anche se il bilancio chiude in perdita: di qui soprattutto la particolare allergia di tutto il mondo delle imprese.

Le accuse sono immediatamente comprensibili, mentre le ragioni dei difensori sono un po' più complesse da spiegare. Bisogna ricordare, innanzi tutto, che l'Irap non è stata un'imposta aggiuntiva, ma ha sostituito varie altre fonti di prelievo, con un primo vantaggio che è la semplificazione. Contestualmente alla sua introduzione sono stati aboliti i contributi sanitari delle imprese e la tassa sulla salute, l'Ilor, l'Iciap e altri tributi minori. E qui c'è una prima replica all'apparente assurdo di tassare anche chi è in perdita: anche i contributi sanitari si dovevano pagare lo stesso, e nessuno se ne meravigliava, come osservano Arachi e D'Antoni. Inoltre, notano Giannini e Guerra, con la sua introduzione l'aliquota complessiva sui profitti si è ridotta dal 53,2 al 41,25%, dunque un abbattimento notevole del carico fiscale sulle imprese. E' anche rilevante il fatto che la sua base imponibile molto ampia consente di applica un'aliquota molto bassa (4-4,25%), rendendo così meno convenienti l'evasione e l'elusione. E il fatto che si paghi anche sugli interessi passivi produce un effetto virtuoso, perché non favorisce l'indebitamento e stimola le imprese al rafforzamento patrimoniale con capitale proprio.

Ma davvero punisce chi non licenzia? A parità di produzione e servizi da parte dell'impresa, spiegano Arachi e D'Antoni, non è affatto vero, perché è su quello che si calcola l'Irap, e dunque cresce solo se un maggior numero di occupati fa salire la produzione.

C'è inoltre il problema di come eventualmente sostituire l'Irap. Tornare ai contributi sanitari, come ipotizzato in passato dallo stesso Berlusconi, avrebbe l'effetto di far aumentare di nuovo il cuneo fiscale sui salari ridotto dal governo Prodi. Trasferirla sulle imposte indirette comporterebbe un aumento dell'Iva, per avere lo stesso gettito, dal 20 al 27%. Insomma, l'odio per questa imposta non sembrerebbe poi così giustificato. E del resto, ricordano Arachi e D'antoni, uno studioso del federalismo fiscale di fama internazionale come Richard Bird l'ha definita "la migliore approssimazione ad una buona imposta locale sulle imprese che oggi esista". Forse non sempre il diavolo è brutto come lo si dipinge.

 

 

 

 

 

 

Intervista al ministro dello Sviluppo: "Nell'arco della legislatura

abbasseremo anche l'imposta sul reddito"

Scajola: "Con i soldi

dello scudo ridurremo l'Irap"

Su Tremonti e il posto fisso: "Nessuna incoerenza, ma i contratti flessibili hanno creato 3 milioni di posti di lavoro"

di FRANCESCO BEI

Scajola: "Con i soldi dello scudo ridurremo l'Irap"

ROMA - Nel grande salone al primo piano del vecchio ministero delle Corporazioni, Claudio Scajola interviene sulle ultime polemiche che hanno investito Tremonti e la maggioranza, dal "posto fisso" alle candidature per le regionali. Ma soprattutto anticipa l'apertura di un nuovo fronte, quello della riduzione delle tasse, finora accantonato.

Cosa avete in mente?

"Una premessa. L'Italia ha il debito pubblico più alto d'Europa, 1700 miliardi di euro, ma è anche vero che siamo i primi per patrimonio delle famiglie italiane, 8500 miliardi".

Cosa vuole dire?

"Che abbiamo delle virtuosità importanti. Di fronte a questa situazione, il presidente Berlusconi sta pensando di devolvere una parte delle entrate derivanti dallo scudo fiscale alla riduzione dell'Irap, un'imposta che incide sul costo del lavoro. Tremonti ha fatto bene a preservare i conti pubblici. Ora però serve altro".

E l'Ire, la vecchia Irpef?

"Abbasseremo anche con quella nell'arco della legislatura".

Tremonti invece rilancia l'idea del "posto fisso". È un'incoerenza rispetto a quanto sostenuto in questi anni. Lei che ne pensa?

"Non c'è alcuna incoerenza. Il Governo Berlusconi ha concentrato gli interventi anticrisi sugli ammortizzatori sociali proprio per tutelare i posti di lavoro e tenere i lavoratori legati alle imprese. Se non avessimo fatto questa scelta, la disoccupazione sarebbe oggi più alta".

Però l'uscita di Tremonti vi ha fatto litigare con Confindustria, che difende la flessibilità...

"Le vere imprese sanno bene che il loro principale patrimonio sono i loro dipendenti e fanno di tutto per tenerseli legati. Ma è grazie ai contratti flessibili che negli ultimi anni sono stati creati 3 milioni di nuovi lavori e la disoccupazione è calata. Se abolissimo i contratti flessibili cancelleremo questi lavori, perché i posti fissi non si creano per legge".

Alcuni interpretano la mossa del ministro dell'Economia come un altro passo verso il "dopo-Berlusconi".

"Queste dietrologie sono francamente ridicole. Certo, è normale che ciascuno in politica abbia i propri obiettivi e si proponga traguardi per il futuro. Giulio è uno dei pilastri di questo governo".

Troppe lodi insospettiscono...

"Guardi, io sono uno di quelli che, insieme a Berlusconi, dialoga di più con Tremonti. Certo, a volte è un dialogo "maschio", detto in altro modo: ogni tanto mi fa arrabbiare. Tremonti ha le sue spigolosità, ma chi non ne ha? Gli va comunque riconosciuto il merito di aver tenuto duro, in un momento difficile, di fronte alle richieste di tutti".

Di recente lei ha affermato che "senza Berlusconi il Pdl non esiste". Un messaggio rivolto a chi?

"Non era un messaggio, era una constatazione. Non c'è alternativa a Berlusconi, che ha raccolto il consenso della maggioranza degli elettori per cambiare l'Italia".

Non le sembra strano che un partito occidentale possa rischiare di scomparire se viene meno il suo leader?

"Non ho detto questo. Il Pdl troverà nuove leadership per candidarsi alla guida dell'Italia. Ma fino a che Berlusconi è in campo e ha il consenso degli elettori, il leader è lui".

Le elezioni Regionali sono alle porte. Dunque, Cosentino sì o no? E Galan?

"Cosentino sarebbe un eccellente candidato alla presidenza della regione Campania. Certo, esiste il rischio di un intervento della magistratura "ad orologeria" che condizioni la campagna elettorale. Sarà quindi lo stesso Cosentino, di cui ben conosco la serietà e la sensibilità politica e istituzionale, a valutare se l'eventuale candidatura non lo esponga al rischio di un'aggressione mediatica e giudiziaria".

E il soldato Galan? Lo salverete da Bossi?

"Sarebbe un errore non ricandidare uno dei presidenti di regione più stimati d'Italia e che riscuote anche l'apprezzamento dell'opposizione. Sono comunque convinto che Berlusconi e Bossi, come sempre, siano in grado di trovare la soluzione migliore".

Riforma della giustizia, sembra che la vogliate fare come ritorsione per il lodo Alfano...

"Nessuna ritorsione ma c'è un clima brutto. Ma è normale che la magistratura annunci un'agitazione a fronte di una riforma della giustizia? Comunque noi andremo avanti senza indugi, perché il primo contratto che dobbiamo rispettare è quello con i nostri elettori".

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

L'UNITA'

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.unita.it

2009-10-23

Dal cilindro di Silvio il solito taglio Irap, scure per le Regioni

di Bianca Di Giovannitutti gli articoli dell'autore

Ci risiamo: ancora il taglio dell’Irap. Silvio Berlusconi lo aveva promesso nel 2001, davanti alla platea entusiasta della Confindustria riunita a Parma. Zero Irap, recitava il suo programma che, secondo il premier, era la "fotocopia " di quello degli industriali. D’altronde lui era lì in veste di premier- imprenditore. Così promise l’abolizione della tassa che pesa sui bilanci delle imprese. Naturalmente la tassa è ancora lì. È stato Romano Prodi a limarla, con la riduzione del cuneo fiscale. Ma eliminarla (anche gradualmente, come annunciato ieri dal premier) è "pura affabulazione" commenta Vincenzo Visco. L’ex ministro avverte che la proposta Berlusconi sarebbe l’anticamera della bancarotta. Quell’imposta vale 38 miliardi l’anno. Una dimensione incompatibile con qualsiasimanovra. Per di più è l’unico tributo locale rimasto (dopo l’eliminazione Ici), altra contraddizione con lo spirito federalista. L’Irap serve per finanziare la sanità: e questo è il terzo tassello inquietante. La manovra ideata somiglia tanto a quello che gli esperti chiamano "affamare la bestia". Ovvero, togliere ossigeno allo Stato per ridurne il perimetro.

Eliminare i servizi pubblici e lasciare spazio al mercato. Pare che il documento apocrifo della fronda anti-Tremonti sia ispirato proprio a questa filosofia: tagliamo i servizi, e azzeriamo le tasse. Alla faccia del welfare state. Tutto questo mentre i redditi dei lavoratori si riduce di continuo: in 20 anni si è ridotto di 10 punti rispetto al reddito nazionale. Le priorità sarebbero altre,maBerlusconi deve recuperare con Confindustria, ancora irritata per quell’uscita sul posto fisso. Così, sfila dal cilindro delle promesse la solita Irap.E ripesca il ritornello dei momenti d’oro: meno tasse per tutti. Ma stavolta la platea si è fatta scaltra: ci hanno pensato l’esperienza (finora non si è visto nulla) e i lunghi mesi di crisi a rendere scettici i fedelissimi della prima ora. "Siamoinunasituazionein cui il debito pubblico sale al 115 per cento, il disavanzo al 6% e l'Ue ha aperto una procedura di disavanzo eccessivo - sostiene Visco - La situazione italiana è molto seria e la crisi l'ha resa ancora più complicata e vanificato tutte le manovre di questi ultimi 10 anni, con l'aumento del debito che abbiamo avuto". In questo contesto - afferma l'ex ministro - "se ci sono soldi per ridurre l'Irap lo si faccia.Mapenso che le priorità siano altre: la riduzione dell'Irpef sul lavoro dipendente e sulle pensioni. C'è uno squilibrio micidiale e, se i sindacati non fossero così responsabili, ci sarebbero gli estremi peruna rivolta fiscale vero ". Ma al centrodestra bastano gli slogan, gli applausi dei piccoli artigiani, quelli della Confindustria. Per tagliare le tasse servono tagli di spesa. per ora c’è solo l’incasso del condono sui capitali esportati. Ancora giochi fiscali. v

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

Berlusconi rilancia sull'economia: taglieremo l'Irap. Epifani: prima abbassare tasse a lavoratori

Il governo ha "allo studio altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi, il taglio graduale dell'irap, fino alla sua soppressione, anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l'estensione della Tremonti ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca". Così il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, in un saluto inviato all'assemblea della cna e letto dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta.

Letta ha sostenuto che l'Italia è uscita meglio degli altri paesi dalla crisi, ma i dati non confortano l'affermazione. Vendite al dettaglio in calo ad agosto. Il dato, informa l'Istat, ha segnato una riduzione dello 0,1% su base mensile e del 2,9% su base annua. Si tratta della settima riduzione tendenziale consecutiva. In particolare, le vendite di beni alimentari sono scese dello 0,1% rispetto a luglio, mentre quelle di prodotti non alimentari sono rimaste invariate. Nei primi otto mesi dell'anno le vendite al dettaglio sono diminuite del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2008. Le vendite nella grande distribuzione sono risultate negative del 2,4% su base annua mentre quelle nei negozi a minor superfice sono calate del 3,3%.

Intanto con la crisi tornano a salire deficit e debito pubblico in Europa. I pubblicati oggi da Eurostat dicono che il debito pubblico raggiunge il 69,3% del Pil nell'area euro, dopo il 66% del 2007, ed il 61,5% nell'Unione Europea (58,7% nel 2007). Quanto al deficit, l'Ufficio di statistica europeo indica un aumento in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil) al 2,0% del 2008 rispetto allo 0,6% del 2007 e per l'Ue al 2,3% rispetto allo 0,8% dell'anno precedente. L'Italia, secondo i dati diffusi dall'ufficio di statistica che conferma con una seconda notifica quelli già diffusi in aprile, è passata dall'1,5% del 2007 al 2,7% dell'anno scorso.

Per quanto riguarda il debito, l'Italia con un 105,8% (103,5%) detiene ancora il primo posto, seguita dalla Grecia (99,2%) mentre all'ultimo c'è l'Estonia che non supera il 4,6%, seguita dal Lussemburgo (13,5%). Il debito pubblico è in aumento in tutti i principali paesi europei: in Spagna dal 36,1 al 39,7%, in Gran Bretagna dal 43,3 al 55,5%, in Francia dal 63,8 al 67,4%, in Germania dal 65 al 65,9%.

Di economia parla anche il capo dello Stato in un messaggio all'assemblea nazionale della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa. "I segnali di ripresa che si vanno manifestando in questi mesi, seppure incoraggianti - scrive Giorgio Napolitano - non sono in grado di dissipare le preoccupazioni per la difficoltà di molti artigiani e piccole e medie imprese a proseguire la propria attività". Nel messaggio, Napolitano sottolinea che l'evento "offre l'opportunità di confermare la vitalità di questo settore imprenditoriale - così caratteristico del sistema economico-sociale italiano - per la ripresa del processo di crescita dell'economia e per la difesa dell'occupazione".

Commenta Epifani: "il primo atto da fare è la riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati". La riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati, per Epifani, è una questione di "equità". poi, aggiunge, "si può affrontare anche quello che riguarda

le imprese". parlando proprio del tema del fisco, Epifani ricorda uno studio dell'Ires: "abbiamo calcolato che negli ultimi 30 anni l'effetto del drenaggio fiscale ha portato via 240 euro netti al mese ad ogni lavoratore dipendente. il fisco, dunque, si è preso una parte consistente del reddito dei lavoratori".

Commenta anche Di Pietro: "Magari levasse l'Irap, è dieci anni che lo promette e nin lo fa mai".

 

22 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.ilsole24ore.com

2009-10-24

Scajola: taglio Irap passo importante delle riforme.

23 ottobre 2009

Guidi: serve un piano Marshall di investimenti pubblici

Imprenditori pessimisti ma non troppo

Guarda tutti i video del Forum Pmi di Confindustria

Come sta la tua azienda? Scoprilo con il nostro test

Le lettere dei lettori / Raccontate come la vostra azienda sta affrontando la ripresa

"Non posso dire che la crisi è finita, ma il pegggio è alle spalle. E l'Italia ne uscirà anche meglio" di altre situazioni. Così il ministro dello sviluppo economico Caludio Scajola all'undicesimo forum di Piccola Industria a Mantova. "Oggi parte la stagione delle riforme - ha agiunto il Ministro -. Quelle riforme di struttura che voi chiedete . Il rigore dei conti è essenziale ma non può essere messo in contraddizione con le grandi riforme. Di cui il taglio dell'Irap è un primo passo. Un passo che ovviamente non potrà" essere realizzato creando un buco di bilancio.

Ieri, il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giuseppe Morandini, aveva sottolineato: la necessità di creare gli strumenti giuridici e societari per superare la crisi, puntando in primo luogo sul rafforzamento patrimoniale e sulla crescita dimensionale. Secondo uno studio commissionato all'Università di Perugia, che ha analizzato un ampio campione di bilanci, un terzo delle piccole aziende sta andando bene, un terzo è in mezzo al guado e un terzo sta soffrendo. Nella simulazione econometrica realizzata dall'ateneo umbro, si crea un meccanismo di conferimento dei diritti di proprietà di una serie di aziende a una holding definita T-holding. A latere si costituisce un fondo a capitale pubblico e privato con due miliardi di disponibilità che investe solo nelle aggregazioni di piccole imprese. Le linee di credito della T-holding sono garantite dall'accesso al credito diretto al fondo di garanzia. Se le banche desiderano investire nella T-holding, esse beneficiano di un trattamento fiscale di favore. La T-holding può contare su agevolazioni fiscali derivate dalla norma delle aggregazioni, che però vanno rafforzate con la rivalutazione gratuita dei cespiti, senza tetti. Grazie a questo schema operativo, aziende traballanti si uniscono e possono superare in scioltezza un passaggio molto duro.

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

Sette miliardi dalle regioni

di Francesco Montemurro

24 ottobre 2009

Il quadro completo dei provvedimenti regionali per le Pmi

Le azioni pubbliche di sostegno alle piccole e medie imprese si basano soprattutto sui cofinanziamenti comunitari previsti nell'ambito della programmazione Ue per il 2007-2013. Attraverso la realizzazione dei Programmi operativi regionali (Por), regioni ed enti locali sono stati chiamati a migliorare capacità di progettazione, prestazioni amministrative e sistemi di gestione delle risorse umane per raggiungere i nuovi obiettivi comunitari, che mirano all'aumento della competitività.

In dotazione ai Por ci sono circa 20 miliardi di contributi Ue (di cui poco più del 70% destinati alle aree del Mezzogiorno) ai quali vanno aggiunti ulteriori 23,5 miliardi di finanziamenti nazionali (tra pubblici e privati). Si stima che circa un sesto delle risorse gestite dalle Regioni – oltre sette miliardi – sia destinato a potenziare i sistemi delle imprese. Nella predisposizione dei Programmi operativi le regioni hanno provveduto a integrare fonti di finanziamento diverse (comunitarie, ordinarie, Fas-Fondo per le aree sottoutilizzate, e private) per dotare i programmi di risorse sufficienti.

In base al nuovo Regolamento generale comunitario, gli sforzi finanziari sono stati concentrati soprattutto negli interventi per l'innovazione tecnologica, l'istruzione e il potenziamento delle reti infrastrutturali, e per lo sviluppo sostenibile. In particolare, almeno il 60% della spesa nell'Obiettivo "Convergenza", cui appartengono le regioni del Mezzogiorno, e il 75% nell'Obiettivo "Competitività" (Centro-Nord) sono stati indirizzati al cofinanziamento dei seguenti interventi: ricerca e sviluppo tecnologico, innovazione e imprenditorialità; società dell'informazione; trasporti ed energia; adattabilità dei lavoratori e delle imprese; miglioramento dell'accesso all'occupazione; inclusione sociale e miglioramento del capitale umano.

Nuove regole sono state introdotte anche per il funzionamento del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), che interviene a supporto della realizzazione di investimenti produttivi, infrastrutture e altre iniziative per lo sviluppo.

Nei nuovi Por, il contributo più cospicuo dedicato alle imprese lo ha stanziato la Campania, dotando l'"Asse" d'intervento per la "Competitività del sistema produttivo regionale" di 1,2 miliardi, di cui la metà cofinanziata dalla Ue. Se calcolata in rapporto al budget complessivo allora è il Por Puglia che mostra la quota più elevata di finanziamenti dedicati alle imprese, con un contributo previsto di 1,1 miliardi; a questa somma vanno però aggiunti 580 milioni stanziati per sostenere gli interventi di promozione della ricerca e dell'innovazione per la competitività dei diversi settori produttivi.

24 ottobre 2009

 

 

 

Guidi: serve un piano Marshall di investimenti pubblici

di Paolo Bricco

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

23 ottobre 2009

Il dollaro a 1,50. I fornitori che non pagano. Gli ordini che non ci sono più. A Mantova, al Forum di Piccola Industria di Confindustria, Guidalberto Guidi, presidente dell'Anie, ha evidenziato come nel settore delle aziende elettroniche e elettromeccaniche, da metà 15 settembre, sia ricominciata un'azione di destoccaggio. Adesso, però, il problema è rappresentato dalla mancanza di portafoglio e dal prolungamento del pagamento da parte non solo della pubblica amministrazione, ma anche da parte dei grandi clienti privati. E ha aggiunto: "Se non volete perdere pezzi interi del manifatturiero italiano, serve un piano Marshall di investimenti pubblici e un progetto vero di liberalizzazione delle reti, materiali e immateriali". Il disagio delle piccole aziende si inscrive in un contesto nazionale quanto mai critico. A questo proposito, attacca Rosario Messina, di Federlegno: "Aboliamo le province e riduciamo le spese dei ministeri. E, poi, l'esecutivo crei strumenti per incentivare i consumi: per esempio, si faccia sì che negli stipendi dei lavoratori ogni mese ci siano 200 o 300 euro in più". Anche perché le complessità sono molte: "La nostra struttura produttiva – ha ricordato Messina - è fondata sugli ordini. E, ordini, adesso non ce ne sono. La situazione è così complessa, dal punto di vista delle imprese e dal punto di vista dei mercati, che ci stiamo giocando il paese". Giancarlo Losma, presidente dell'Ucimu-Sistemi per produrre, non si nasconde dietro al crollo degli ordini delle macchine utensili. E formula una richiesta precisa: "Il 25% delle macchine che lavorano negli stabilimenti italiani ha più di venti anni. Per questa ragione, avrebbe senso porre incentivi alla rottamazione delle macchine, che oggi sono obsolete e falcidiano la produttività manifatturiera". Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, ha ricordato come le debolezze finanziarie, oggi, siano gravi: "Non dimentichiamo come ci siano 5 miliardi di euro di Tfr inoptato, obbligatorio per le aziende che hanno più di 50 dipendenti. Questo meccanismo produce tensione all'interno delle aziende, che si scaricano sulla filiera dei fornitori ancora più piccoli, alimentando i ritardi nei pagamenti. Tutto questo non è più accettabile".

23 ottobre 2009

 

 

 

 

Imprenditori pessimisti ma non troppo

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

23 ottobre 2009

Non troppo pessimisti sul futuro. Pronti a investire, anche in misura sorprendente vista la forza della crisi in atto, ma non in grado di allargare la base occupazionale. A Mantova, al Forum di Piccola Industria, gli imprenditori i platea hanno potuto delineare i loro progetti attraverso il meccanismo del televoto. Nel prossimo anno, il 22% dei piccoli hanno previsto che il giro d'affari dell'azienda sarà stabile e per il 23% di loro ci sarà una crescita seppur modesta. Per il 14% i ricavi aumenteranno fra il 3% e il 10% e, per il 9% degli industriali presenti in sala, il fatturato aumenterà di oltre il 10 per cento. Soltanto per il 32% delle aziende ci sarà un calo secco dei ricavi: è una percentuale alta, ma meno di quanto ci si poteva aspettare dopo mesi, quelli appena trascorsi, che sotto i profilo del giro d'affari sono stati un vero e proprio bagno di sangue. Per quanto riguarda gli investimenti, solo un imprenditore su duecento in sala ha dichiarato che disinvestirà, una su dieci che non investirà, un terzo che investirà meno della media degli ultimi tre anni, il 35% invece che investirà nella media degli ultimi tre anni e uno su cinque che, addirittura, investirà più della media degli ultimi tre anni. Dunque, nonostante tutto, la percezione e la spinta verso il futuro non sembrano niente male. Il problema è quello degli occupati. Soltanto un piccolo industriale su dieci, qui a Mantova, ha dichiarato che incrementerà l'occupazione più della media degli ultimi tre anni. Il 16% lo farà nella media. Il 14% aumenterà l'occupazione meno della media degli ultimi tre anni. Invece, il 41% ha ammesso che non aumenterà il numero di addetti e un imprenditore su cinque ha addirittura previsto che ridurrà gli addetti. (P.Br.)

23 ottobre 2009

 

 

 

 

 

2009-10-23

IL TAGLIO DELL'IRAP / Una mossa giusta, ora diventi realtà

di Guido Gentili

23 Ottobre 2009

Il premier Silvio Berlusconi all'assemblea degli industriali di Monza (Afp Photo)

"Questa è la volta buona" per le riforme, aveva detto il premier Silvio Berlusconi all'assemblea degli industriali di Monza dieci giorni fa. Cominciamo con l'abbassare le tasse sulle imprese e partiamo dall'Irap, gli aveva appena ripetuto la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nelle ore in cui una tagliente dichiarazione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti suonava così: "Riformare l'Irap? Se la togliamo, la togliamo e basta".

Passate meno di due settimane, e alla vigilia del convegno degli industriali a Mantova dedicato alle piccole e medie imprese, Berlusconi gioca le sue carte sul fisco e in particolare il jolly-Irap, annunciando (via Gianni Letta) all'assemblea degli artigiani Cna che il governo ha allo studio una serie di interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi, il taglio graduale dell'Irap (come per primo aveva suggerito dalle colonne di questo giornale il rettore della Bocconi Guido Tabellini) "fino alla sua soppressione", l'estensione della Tremonti-ter sulla detassazione degli utili reinvestiti e un "sostegno stabile" alle piccole imprese che investono in innovazione e ricerca.

Dunque, la questione fiscale ritorna di prepotenza al centro dell'iniziativa del governo in chiave pro-ripresa, e questo è il primo dato, oggettivo, da cui partire. La scelta dei tempi non è casuale. Dal blocco elettorale che aveva premiato a piene mani il Pdl e la Lega, vale a dire il popolo delle piccole e piccolissime imprese, delle partite Iva, dei commercianti, degli artigiani e di buona parte delle aziende medie e dei professionisti, s'era alzato forte il vento per una richiesta d'azione. Lo stallo riformista non è nelle corde di questo popolo né di tutti coloro che a vario titolo sociale attendono una svolta in direzione di un paese che si sviluppa, crea ricchezza e posti di lavoro (fissi e mobili).

Berlusconi ha compreso di dover uscire dall'angolo fatto di polemiche senza sbocco in cui in parte è stato costretto e in parte si è cacciato egli stesso. "L'editto" russo sul fisco - il premier è a San Pietroburgo- taglia alla radice, almeno per il momento, le manovre e i dissapori interni al Pdl che si sono coagulati intorno al ruolo e alle politiche "prudenti" del ministro Tremonti, accusato (chi non ricorda il 2004, quando sfociarono nelle dimissioni?) di essere un solista sordo alle richieste di tutto il resto dell'orchestra ministeriale. Oggi, non c'è spazio né per restare fermi né per bruciare, oltre il sostegno decisivo della Lega Nord, la credibilità internazionale che Tremonti ha costruito in questa fase di crisi difficilissima.

Il secondo dato riguarda, nel merito, la manovra per tagliare l'Irap, tassa voluta nel 1997 dall'allora ministro Visco e dal governo di centro-sinistra. Berlusconi, già dieci anni fa, definendola una "Imposta-RAPina" che colpiva chi dava lavoro e addirittura chi aveva i bilanci in perdita, ne colse, con l'idea del suo superamento, l'implicita carica positiva in termini elettorali. Idea riproposta negli anni successivi, ma mai approdata davvero allo stadio del taglio significativo. Si sa che questa tassa vale circa 38 miliardi di gettito e serve a finanziare la disastrata sanità.

La sforbiciata sarà graduale, ma è chiaro che dovrà essere visibile in termini politici e rilevante in termini economici. Dovrà, insomma, tradursi in un fatto concreto e lasciare una volta per tutte le sponde di un annuncio a futura memoria. Tre, quattro miliardi solo per iniziare? La parola torna a Tremonti e alla cifra che sarà catalogata sotto la voce dello Scudo per i capitali rimpatriati. Su questo terreno(e sui risultati della lotta all'evasione) si gioca gran parte della partita del governo.

Terzo ed ultimo dato. Una volta accertato lo spazio d'intervento, occhio alla pioggia di richieste per minori entrate e maggiori spese. Subito dopo l'intervento di Berlusconi, la Cgil ha chiesto per esempio la precedenza per i tagli fiscali ai lavoratori e ai pensionati e la Cisl "meno tasse per tutti". All'interno della maggioranza, la finanziaria asciutta come un'alice che Tremonti ha apparecchiato da luglio per evitare assalti alle casse pubbliche non soddisfa le domande (a volte giustificate, molto spesso ingiustificate dato il debito pubblico) di diversi ministri che guardano tutti al "tesoretto" dello Scudo prossimo venturo. Si tratta nel complesso di 12-15 miliardi di richieste che pioveranno sul tavolo di Tremonti e, in parallelo, su quello del sottosegretario Letta, al quale ogni titolare di dicastero chiederà una "mediazione".

Tutto già visto. Ma a parlare dovranno essere i conti, in un quadro generale in cui si affacciano nuovi problemi, come ha detto ieri il Governatore Mario Draghi. C'è la necessità di ridurre la spesa pubblica in modo da creare i maggiori spazi possibili per tagliare la pressione fiscale che ha raggiunto (43%) i livelli più elevati degli ultimi decenni. Conviene ricordare a questo proposito i livelli del disavanzo pubblico (5,3% in rapporto al Pil nel 2009, doppio rispetto al 2008) e del debito pubblico (115,1% in rapporto al Pil nel 2009, nove punti in più sul 2008).

Pochi ne parlano, del contenimento e della riqualificazione della spesa. Però i due punti sono stampati anche nel Dpef approvato dall'intera orchestra governativa e poi dal Parlamento a luglio, e non solo dal solista Tremonti.

Giù le tasse, ma giù anche le spese.

guido.gentili@ilsole24ore.com

23 Ottobre 2009

 

 

 

 

Il Senato prepara il taglio modulare ideato dagli ex An

di Laura Serafini

23 Ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Il pressing della maggioranza sulle tasse: Tremonti sotto assedio

Le condizioni di Visco: prima il catasto, poi l'Ici

Studi di settore con franchigia

 

 

"Se il premier ha deciso di procedere a una riduzione graduale dell'Irap utilizzando la franchigia lo strumento già c'è. È previsto in alcuni emendamenti alla manovra finanziaria depositati in Senato". A parlare è il senatore Pdl Andrea Augello, componente della commissione bilancio, che assieme al presidente della commissione Finanze Mario Baldassarri e altri senatori ex An, ha firmato quegli emendamenti. "Silvio Berlusconi era al corrente di quelle proposte per emendare la finanziaria e se ad esse si è ispirato posso dire che la soluzione tecnica per tagliare l'Irap c'è". La proposta fa parte di un pacchetto di misure, nei fatti una manovra alternativa ideata da Baldassarri, per rilanciare l'economia senza aumentare il deficit ma tagliando la spesa pubblica, in particolare gli acquisti e i fondi perduti, ovvero i trasferimenti destinati alle imprese, a eccezione del trasporto pubblico locale e delle Ferrovie. La riduzione del l'Irap viene prevista come deduzione delle spese per il personale dal calcolo della base imponibile del balzello sulle attività produttive. Il taglio del monte salari dal calcolo Irap può essere introdotto come una franchigia modulabile con gradualità. "Nell'emendamento si fa riferimento a una franchigia per imprese che hanno fino a 100 dipendenti - spiega Augello – ma si può decidere di partire con una soglia più bassa, ad esempio 15-20 dipendenti, per ridurre l'impatto sul mancato gettito, e poi elevarla nel tempo. Questa misura ha il vantaggio di portare da subito benefici per i più deboli". La prima annualità del taglio Irap, che potrebbe scattare il 31 dicembre 2010, potrebbe essere coperta con parte dei proventi dello scudo fiscale. Ma è chiaro che per gli anni a venire, visto che lo scudo è una misura una tantum, serve una programmazione strutturale della copertura per il mancato gettito. In realtà i senatori ex An avevano elaborato quegli emendamenti per cercare di aprire in Parlamento il dibattito sull'Irap: non si sarebbero aspettati certo che il premier se ne sarebbe tanto entusiasmato. Ecco perché la copertura prevista con tagli ai fondi perduti, nel momento in cui la proposta viene accolta dal governo, può essere sostituita con altre soluzioni strutturali. Il mancato gettito nel caso di taglio del monte salari per tutte le imprese - l'ipotesi caldeggiata da Baldassarri - determinerebbe un mancato gettito di 12 miliardi; una franchigia per le imprese fino a 100 dipendenti 8 miliardi.

Baldassarri, in verità, era partito da una visione di insieme che ipotizzava una manovra da 35 miliardi, tutta finanziata da tagli alla spesa, e che, oltre ai benefici Irap, portasse 15 miliardi di sgravi Irpef alle famiglie, 5 miliardi per le infrastrutture, 2 miliardi per le forze di polizia e 1 miliardo per la ricerca. "Queste misure combinate avrebbero un immediato impatto sull'economia reale", spiega Baldassarri, che in un'analisi pubblicata per il Centro studi economia reale aveva calcolato che il livello del Pil e dell'occupazione tornerebbero con 2 anni di anticipo, tra il 2011 e il 2012, ai livelli del 2007. "È chiaro che si può attuare quella manovra in modo modulare, scegliendo di puntare su un modulo, come l'Irap, oppure combinandone due o più assieme. La condizione di fondo è che, preso atto della manovra del ministro Tremonti che salvaguarda il livello di deficit e di debito, si cominci ad aggredire il moloch della spesa pubblica". Tra gli emendamenti anche quello del senatore Valditara sui "Research bond", che prevede sgravi fiscali per i fondi che investono in imprese che fanno ricerca.

23 Ottobre 2009

 

 

 

 

Tutti i tentativi di mandarla in soffitta

23 Ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Quel buco nero chiamato Irap

Quel buco nero chiamato Irap

Irap: con lo sconto anche le domande per il rimborso

Irap deducibile e acconti più leggeri

Irap,liberatoria a maglie strette

Quella dell'Irap è una storia – è il caso di dire – controversa. Non solo per la decisa opposizione che ad essa hanno riservato imprese e autonomi ma anche per le molte vicende giudiziarie che hanno accompagnato l'imposta sin dalla sua istituzione. La progressiva abolizione dell'Irap era scritta nella legge 80 del 2003, la legge delega Tremonti. Non erano molti anni in fondo che l'imposta era stata istituita, visto che dal 1998 aveva sostituito sette tributi preesistenti, comportando una complessiva riduzione del carico fiscale, per complessivi 14mila miliardi di lire.

L'opposizione all'imposta si era trasferita subito nelle aule di giustizia, visto che già nel 2001 la Corte costituzionale (sentenza 156/2001) si è espressa sulla legittimità dell'imposta. La Consulta aveva salvato l'imposta, richiedendo però per i lavoratori autonomi il riscontro dell'autonoma organizzazione perché fossero soggetti all'imposta. Fatto che aveva aperto un'altra ondata di ricorsi alle commissioni tributarie, che si è conclusa con l'Irap day della Cassazione, che l'8 febbraio del 2007 aveva affrontato un nutrito numero di ricorsi, fornendo in seguito i criteri sui professionisti che si sono rivelati stabili nel tempo per la giurisprudenza, tanto che ormai si possono dare per acquisiti: beni strumentali non eccedenti il minimo ed assenza di dipendenti.

La partita più pericolosa dell'Irap si era però svolta davanti alla Corte di giustizia delle comunità europee, dove l'imposta si è salvata nonostante due pareri negativi degli avvocati generali che si erano susseguiti nell'esame dell'imposta.

Quanto al fronte politico, gli interventi sull'Irap sono stati diversi nel tempo. Anche se a parte il 2008 il gettito era andato sempre crescendo. La legge 80 del 2003 appunto aveva parlato di una progressiva abolizione dell'Irap. Nella Finanziaria 2003 era stata prevista una riduzione dell'imposta, ma ci si era limitati a una previsione di 500milioni di euro, meno di un cinquantesimo del gettito, cosa che faceva pensare a una abolizione in realta troppo lenta. Nel tempo poi ci sono stati altri interventi, anche da parte del governo di centrosinistra per la riduzione dell'imposta, come nel caso della riduzione del cuneo fiscale operata nel 2006 dal governo Prodi, e la riduzione dell'aliquota nominale al 3,9 per cento, che però veniva prevista a invarianza di gettito. L'attuale governo ha inoltre previsto la deduzione del 10% dell'Irap dall'imponibile Ires.

In ogni caso dal 2007 al 2008 una riduzione del gettito Irap c'è stata. Fatto che potrebbe essere spiegato sia con la riduzione appunto del cuneo fiscale, sia con il mancato versamento da parte dei soggetti che non ritengono di dover versare l'imposta perché appunto privi di autonoma organizzazione. Sia perché con l'avvento dei regimi dei minimi per una serie di contribuenti l'Irap non è stata più versata.

Tra le tante questioni sorte intorno all'Irap c'è anche quella della natura regionale dell'imposta per cui alcune regioni avevano ritenuto di poter modulare a proprio piacimento la base imponibile. Manovre anche queste bloccate dalla corte costituzionale, che con le sentenze 296 e 297 del 2003 aveva stabilito che sull'imposta le regioni avevano gli ambiti di manovra fissati dalla legge statale e che entro quei limiti dovevano restare.

(An.Cr.)

23 Ottobre 2009

 

 

 

 

 

Visco: "La proposta di ridurre l'Irap è propaganda"

Pagina: 1 2 di 2 pagina successiva

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

22 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

"Dal Fisco falsi sconti alle Pmi"

L'Irpef andrà alle Regioni. Allo Stato una nuova Ires

I capital gain pagano gli sgravi Ires

Visco: "Stiamo riducendo l'evasione Iva". Online tutti i numeri del Fisco

Irap detraibile, un'ipotesi di lavoro per chi andrà al governo

 

L'Irap è un'"imposta equilibrata" e la proposta di ridurla, vista la situazione dei conti pubblici italiani, è "propaganda". Perché è un'imposta che vale 38 miliardi di euro. Lo ha detto l'ex ministro dell'Economia, Vincenzo Visco (Pd), padre dell'Irap. "Se vogliamo fare bancarotta - ha dichiarato Visco - bisogna continuare così". Se invece ci fossero le risorse "la priorità sarebbe la riduzione dell'Irpef sul lavoro dipendente" perchè su questo fronte si è creato "uno squilibrio micidiale che, se i sindacati non fossero responsabili, ci sarebbero già gli estremi per una rivolta fiscale".

Analizzando le difficoltà dei conti pubblici (debito pubblico che sale al 115% e disavanzo al 6%, con l'Unione europea che ha aperto una procedura di disavanzo eccessivo), Visco ha sottolienato che la situazione italiana "è molto seria e la crisi l'ha resa ancora più complicata e vanificato tutte le manovre di questi ultimi 10 anni, con l'aumento del debito che abbiamo avuto". Quindi "se ci sono soldi per ridurre l'Irap lo si faccia. Ma penso che le priorità siano altre: la riduzione dell'Irpef sul lavoro dipendente e sulle pensioni".

Il timore di Visco è che si vada a ripristinare "un sistema fiscale come era prima dell'Irap, che assorbì sette imposte, alcune anche importanti". L'Irap, secondo Visco, è "neutrale, equilibrata, proporzionale e non discriminatoria" perchè "pesa poco sul lavoro, sul capitale e sul profitto". L'ipotesi di azzerare l'Irap è "un'affabulazione, una propaganda: inutile fare polemiche. La verità è che c'è una situazione molto difficile e che, come sempre quando governa la destra in Italia, cala il gettito perchè aumenta l'evasione e ci sono pressioni per avere meno tasse e più spese". Per Visco, invece, "il rischio vero è che, dopo la crisi, le tasse debbano aumentarle, così come succederà anche negli altri Paesi".

Epifani: "Prima intervenire a favore di lavoratori e pensionati". Prima di pensare alla riduzione dell'Irap è necessario intervenire sulla tassazione dei lavoratori. Ne è convinto il segretario generale della Cigl Gugliemo Epifani che, a margine dell'assemblea nazionale delle Rsu e dei delegati Flc-Cgil commenta le parole del premier. "Il primo atto da fare -ha sottolineato Epifani- è la riduzione delle tasse ai lavoratori e ai pensionati. Questo -ha rimarcato- lo impone l'equitá e la condizione dei consumi del Paese. Questa -ribadisce- è la prima cosa da fare poi -conclude- si può affrontare anche quello che riguarda le imprese".

Nell'affrontare la crisi economica il governo, ha aggiunto Epifani intervenendo all'assemblea nazionale delle Rsu e dei delegati della Flc (Federazione lavoratori della Conoscenza) Cgil, "è stato devastante" ed "ha agito con furbizia". L'esecutivo "ha cercato di sviare l'attenzione proponendo un'immagine del paese che non era quella reale". Secondo Epifani il governo "ha deciso di galleggiare perché - ha spiegato - non ha affrontato seriamente i problemi. Non credo che il problema del sud si risolva con una Banca o con il ponte sullo Stretto. Una crisi come questa - ha rimarcato il leader della Cgil - non si affronta con una finanziaria ordinaria ne con l'idea di tagli lineari dell'8%". La crisi - ha avvertito ancora Epifani - non è finita. È finita, forse, la crisi delle borse e della grande finanza, ma le conseguenze continueremo a pagarle a lungo. Trovo incredibile - ha aggiunto - che la montagna di debito pubblico contratto per salvare le banche ce la metteranno davanti quando chiederemo investimenti per la scuola, le realtá produttive e per i giovani".

Finocchiaro: "Sull'Irap Berlusconi illude gli italiani". Per Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd a Palazzo Madama, "anche oggi l'annuncio quotidiano del presidente del Consiglio che illude gli italiani e tenta di ammannire un paese in piena crisi economica". Per Finocchiaro "il governo del fare é il governo delle chiacchiere. Non basta più. Occorre governare e governare significa dare al paese soluzioni serie ed efficaci per affrontare gli effetti drammatici della crisi economica che stanno sconvolgendo la vita degli italiani. Ma governarenon sembra il mestiere che più si confà al premier, é più facile fare uscire ogni giorno un coniglio dal cilindro: ieri il posto fisso, oggi i tagli dell'Irap alle imprese e domani?". Secondo Finocchiaro "il paese chiederà presto conto delle fumose promesse e allora saranno giorni difficili anche per un bravo prestigiatore come Berlusconi".

Cota: "Il taglio del'Irap è una nostra idea". Per il presidente dei deputati della Lega Nord Roberto Cota "Il taglio dell'Irap è da sempre una nostra idea. Lo testimoniano anni di battaglie. Siamo contenti che le nostre idee abbiano fatto breccia".

Di Pietro: "Magari fosse vero". Commentando l'annuncio del taglio graduale dell'Irap il leader dell'Italia dei valori commenta: "magari fosse vero. L'Italia dei valori lo chiede da tempo. Purtroppo temo che questa sia l'ennesima presa in giro, l'ennesima trovata pubblicitaria per vendere solo fumo. Vogliamo capire cosa significa "la misura é allo studio". È da anni che studiano ma non abbiamo ancora visto niente di concreto. promettono, promettono ma non mantengono". E aggiunge: "anche l'altro giorno, mentre Tremonti e Berlusconi sbandieravano un altro annuncio sulla necessità e l'importanza del posto fisso in aula davano il via al licenziamento di tantissimi precari della scuola".

Sacconi: "Il taglio dell'Irap rientra nel programma elettorale". Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha detto che il taglio dell'Irap annunciato oggi dal premier "rienta nel nostro programma elettorale". Si tratta, ha detto, di un'imposta "che non abbiamo mai condiviso. Ovviamente una volta introdotta non é così facile eliminarla, soprattutto per il settore sanitario". In ogni modo, ha sottolineato, il taglio dell'Irap "va inserito in un percorso graduale di attenuazione e vanno adeguate anche le modalità in base alle entrate".

22 ottobre 2009

 

 

 

 

2009-10-22

Berlusconi: governo pronto

al taglio graduale dell'Irap

2009

COMMENTI

Quel buco nero chiamato Irap

di Salvatore Padula

Il Governo ha "allo studio altri interventi per ridurre la pressione fiscale, aumentare i consumi e agevolare gli investimenti. Tra questi, il taglio graduale dell'Irap, fino alla sua soppressione, anche mediante l'elevazione della franchigia in favore delle aziende più piccole, l'estensione della Tremonti Ter e un sostegno stabile alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca". Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un saluto inviato all'assemblea della Cna e letto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

Il Governo, ricorda Berlusconi nel messaggio, per fronteggiare la crisi, "anche grazie ai vostri suggerimenti, ha messo in campo le misure più idonee ed efficaci per contrastare l'emergenza e avviare le riforme strutturali necessarie per tutelare e rafforzare il sistema produttivo, a cominciare dalle imprese più piccole. Molto è stato fatto e molto faremo ancora per il vostro settore nei prossimi tre anni e mezzo della legislatura".

Introduzione dell'Iva per cassa, detassazione degli utili reinvestiti, accelerazione dei rimborsi da parte della Pubblica amministrazione, estensione degli ammortizzatori sociali anche all'artigianato, rifinanziamento del fondo di garanzia sono state alcune delle cose fatte dal Governo, ricorda Berlusconi, "tra quelle da voi sollecitate", misure, secondo il presidente del Consiglio, "indispensabili per reggere l'urto di una crisi mondiale e difendere la competitività sui mercati". Berlusconi assicura alla Cna un dialogo costante sugli interventi allo studio per ridurre la pressione fiscale, ossia sul taglio graduale dell'Irap, l'estensione della Tremonti Ter e il sostegno alle piccole imprese che investono nell'innovazione e nella ricerca. "Il dialogo con voi su questi temi - assicura - sarà, come sempre, diretto e costante perchè la nostra intesa sarà sempre importante per uscire definitivamente dall'emergenza".

22 ottobre 2009

 

 

 

Draghi sugli scenari della crisi:

"Nuovi problemi all'orizzonte"

22 ottobre 2009

Mario Draghi (Lapresse)

"Dai nostri archivi"

Draghi: "Mercati in via di normalizzazione"

Draghi: l'Italia esce dalla crisi Ma molte imprese sono a rischio

Bombassei: la situazione non è graveColaninno: merito è anche di chi vigila

"Prioritaria la tenuta del risparmio"

Draghi: una fragile stabilità

 

Lo scenario della crisi presenta "nuovi problemi all'orizzonte: come uscire dalle misure eccezionali di sostegno all'economia di molti paesi; come rientrare da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici; come disegnare nuove regole per il settore finanziario e contenere il problema dell'azzardo morale, come alleviare le sofferenze del mercato del lavoro; come aumentare un potenziale di crescita che rischia di essere durevolmente ridotto dagli effetti della crisi".

Di fronte a questo scenario - ha osservato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, alla riunione annuale della Società italiana degli economisti - è necessaria una corretta analisi economica per produrre "proposte concrete, quantificate, motivate alla base di una politica economica efficace". Draghi ha colto l'occasione per difendere una categoria alla quale si sente di appartenere: "Per me è un ritorno a casa, da dove sono partito tanti anni fa e ritrovo maestri, amici e colleghi di una vita".

Ecco perché il governatore ha respinto al mittente (il ministro Tremonti, ndr) l'idea fare dei "pogrom" a danno degli economisti per non aver previsto la crisi e ha riaffermato l'importanza della ricerca economica. "La crisi che il mondo sta vivendo ha prodotto danni ingenti - ha detto Draghi- rischia di farne anche alla cultura in campo economico".

"Si è aperta una caccia al colpevole - ha sottolineato il governatore - si sognano pogrom di economisti, della disciplina economica si è negata sia la valenza scientifica sia l'utilità sociale; all'interno di una professione sempre pronta all'autocritica crescono le divisioni".

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Plauso di Confindustria, ma Tremonti chiede chiarimenti

commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci

22ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Finanziaria light, manovra in due tempi

Via al nuovo comitato per il Sud

Berlusconi: è il nostro programma

Berlusconi: "Domani vertice, in settimana la lista dei ministri". Letta vicepresidente

Tremonti all'attacco del Governo: "Liberalizzate solo le tasse"

In mattinata Silvio Berlusconi ha fatto sapere agli artigiani attraverso un messaggio portato dal sottosegretario Gianni Letta che il governo punta alla "riduzione graduale dell'Irap, fino alla sua soppressione". Un progetto finora mai formalizzato, per non entrare in conflitto con le competenze del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che infatti si prepara al Consiglio dei ministri di domani intenzionato a chiedere un chiarimento nel governo sulla politica economica.

In giornata lo stesso Letta ha tessuto la tela della riappacificazione in un clima sempre più teso tra l'inquilino di palazzo Chigi e il titolare dell'Economia. A sera il sottosegretario ha chiamato per primo Tremonti, aprendo la via ad una telefonata successiva di Silvio Berlusconi, ospite nella dacia di Vladimir Putin sul lago Valdai per il rilancio del progetto South Stream. Il premier, secondo l'agenzia Ansa, ha rassicurato il ministro, proponendogli di avere un colloquio chiarificatore domattina prima del Consiglio dei ministri, per spianare ogni possibile conflitto.

Ad alimentare il malumore di Tremonti ci sarebbero tuttavia anche i problemi degli ultimi giorni: il no di alcuni autorevoli colleghi al suo ragionamento sul posto fisso (contrastato anche da Confindustria) e il giallo sul documento, poi rimasto ufficialmente apocrifo, nel quale da ambienti della maggioranza si indicava una diversa linea di politica economica rispetto a quella di Tremonti.

Oggi, poi, l'annuncio del premier di voler procedere alla riduzione delle tasse, come da programma di governo, con misure di sostegno alle famiglie e alle piccole e medie imprese. Una scelta che va ascontrarsi con la politica di rigore indispensabile a tenere sotto controllo i conti pubblici. Tremonti ufficialmente non si è espresso. Ma anche questo sarà oggetto del chiarimento col premier. Intanto, il titolare del Tesoro si trova oggi davanti decine di dichiarazioni entusiaste di esponenti della maggioranza sulla progressiva riduzione della imposta regionale sulle attività produttive, fino a farla scomparire.

Il punto è che il premier, in un momento difficile come questo, intende assumersi la responsabilità delle decisioni più delicate, anche alcune di politica economica. Da qui la necessità di un confronto con il ministro più forte del governo, quello che ha in mano i cordoni della borsa e ha l'ultima parola sulle scelte che vanno a intercettare la rotta perigliosa del debito pubblico più alto dell'Unione europea.

A fare da paciere potrebbe esserci anche il leader leghista Umberto Bossi che questa mattina, in un incontro alla Camera, ha espresso chiaramente il suo pensiero a Gianfranco Fini. "Tremonti è intoccabile, questo governo senza di lui non si regge", sarebbero state le parole del leader del Carroccio al presidente della Camera. E Fini stavolta - pur avendo manifestato freddezza verso l'ultima proposta di Tremonti sul posto fisso - certo non guerreggerà come nel luglio del 2004, quando ottenne le dimissioni dell'allora ministro dell'Economia con una battaglia senza esclusione di colpi.

Intanto soddisfazione per la proposta del governo è stata espressa da Confindustria, mentre il segretario della Cgil Guglielmo Epifani ha ricordato che prima c'è da alleggerire il peso delle tasse che grava sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati. "Condividiamo - si legge in una nota degli industriali - che l'Irap vada ridotta e in prospettiva eliminata. Questa è la richiesta di sempre di Confindustria. È particolarmente urgente e importante in questo momento di difficoltà per le nostre imprese. Ci auguriamo che si passi rapidamente dalle parole ai fatti. Siamo pronti ad avviare immediatamente un confronto con il governo e le altre parti sociali per individuare le modalità di attuazione di questa misura".

Sulla stessa linea il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, che ha definito "molto buona" la proposta fatta dal presidente del consiglio e ha sottolineato: "Spero che a un annuncio così importante segua poi la decisione". Montezemolo, a margine della presentazione di un libro, ha aggiunto: "Spero che si possa realizzare. credo che sia fondamentale, anche come presidente di Confindustria l'avevo sempre definita una tassa ingiusta che penalizza le imprese".

22ottobre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

AVVENIRE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.avvenire.it

2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA STAMPA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lastampa.it/redazione/default.asp

2009-03-13

 

 

 

 

 

LA GAZZETTA del MEZZOGIORNO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_homepage_03.php?IDCategoria=1

2009-03-13

 

 

 

 

IL GIORNALE

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilgiornale.it/

2009-03-13

 

 

 

 

L'OSSERVATORE ROMANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html

2009-03-13

 

 

 

IL MATTINO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.ilmattino.it/

2009-03-13

 

 

 

 

La GAZZETTA dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.gazzetta.it/

2009-03-13

 

 

 

 

 

CORRIERE dello SPORT

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.corrieredellosport.it/

2009-03-13

 

 

 

 

 

 

L'ESPRESSO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://espresso.repubblica.it/

2009-03-13

 

 

 

 

PANORAMA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.panorama.it/

2009-03-13

 

 

 

 

FAMIGLIA CRISTIANA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/famiglia-cristiana.html

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

2009-03-13

 

 

SORRISI e CANZONI

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

2009-03-13

 

 

 

 

 

PUNTO INFORMATICO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html

2009-03-13

 

 

 

 

 

EUROPA QUOTIDIANO

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

WALL STREET ITALIA

per l'articolo completo vai al sito internet

http://www.wallstreetitalia.com/

2009-03-13

 

 

 

 

 

 

 

IL SECOLO XIX

http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/

LIBERO

http://www.libero-news.it/

IL MONDO

http://www.ilmondo.rcs.it/

MILANO FINANZA

http://www.milanofinanza.it/

MOMENTO SERA

http://www.momentosera.it/home.php

ITALIA OGGI

http://www.italiaoggi.it/

LA NAZIONE

http://www.momentosera.it/home.php

IL FOGLIO

http://www.ilfoglio.it/

 

IL MANIFESTO

http://www.ilmanifesto.it/

 

 

 

 

 

 

WIKIPEDIA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.wikipedia.it

 

GENTE VIAGGI

http://www.genteviaggi.it/

AUTO OGGI

http://www.inauto.com/speciali/autooggi/index.html

QUATTRO RUOTE

http://www.quattroruote.it/

INTERNAZIONALE

http://www.internazionale.it/home/

 

 

ARCHEOLOGIA VIVA

http://www.archeologiaviva.it/

AUDIO REVIEW

http://www.audioreview.it/

IL FISCO

http://www.ilfisco.it/

STAR BENE

http://www.starbene.it/

ABITARE

http://abitare.it/

BRAVA CASA

http://atcasa.corriere.it/

DONNA MODERNA

http://www.donnamoderna.com/home/index.jsp

SECONDA MANO

http://www.secondamano.it/

PC WORLD

http://www.pcworld.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINANCIAL TIMES

http://www.ft.com/home/europe/

EL PAIS

http://www.elpais.com/global/

 

LE MONDE

http://www.lemonde.fr/

THE NEW YORK TIMES

http://www.nytimes.com/

THE WALL STREET JOURNAL

http://europe.wsj.com/home-page

MAIL & GUARDIAN

http://www.mg.co.za/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vai alla HOME PAGE

Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO

Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro

Riferimaneti Leggi e Normative : Michele Dalessandro - Organizzazione, impaginazione grafica: Francesca Dalessandro